Le prime dure prove in salita
10 Settembre 2010
Andiamo allora verso l'Iran. La revisione del piano "B" comporta per noi quasi 2000km di strada in più. Ora non attraverseremo più l'Azerbaijan e poi il Mar Caspio ma scenderemo verso sud attraverso l'Armenia per poi proseguire attraverso tutto l'Iran verso est e di nuovo verso nord in Turkmenistan. Questo vuol dire che dovremo davvero andare di corsa altrimenti quando saremo sull'Himalaya sarà già inverno e il confine Pakistano sarà chiuso e quindi addio India in bici. Ne siamo pienamente consapevoli e sappiamo che il viaggio, già molto complicato fino ad ora, sarà ancora più pieno di tensioni e di decisioni drastiche e repentine. Ora non possiamo più permetterci di perdere tempo, dobbiamo studiare nei dettagli la rotta e il modo per avere nel minor tempo possibile tutti i frustranti visti che ancora ci mancano. Adesso si fa sul serio e speriamo che i nervi tengano.
  La fortissima energia di questo particolare ostello ci ha dato la grinta che un po' sera persa lungo la strada per arrivare fino a qui. Siamo gli unici svegli e ci facciamo spazio sul tavolo per fare colazione tra le decine di bottiglie vuote , la piccola festa per il nostro tanto atteso documento ha lasciato il segno persino in testa, come un maglio sento il cuore pulsare sulle tempie…prometto basta vodka. Tiriamo la bici in strada e le catenarie nuove luccicano al sole, in questi giorni le abbiamo fatto una profonda manutenzione e ci sembra che possa affrontare al meglio la strada che c'aspetta. Lasciamo Tibilisi consapevoli che sarà tutta pianura fino al prossimo confine, questo ci mette buon umore e la bici sfreccia senza problemi. 
Le procedure burocratiche Armene filano lisce come l'olio e in men che non si dica ci troviamo a pedalare dentro strette valli fresche di pini e ruscelli. La strada comincia a salire ma il paesaggio riesce a distoglierci dalla fatica, si intravedono verdi pascoli la su ma i tornanti che ci separano dalla cima di questo passo sono ancora molti. Prima dell'imbrunire Simone è stanco e per oggi decidiamo che ottanta chilometri bastano. I pochi chilometri fatti oggi mi preoccupano non poco, le salite che dovremmo affrontare saranno dieci volte più ripide, infinitamente più difficili e 3000 metri più alte, sapere il mio compagno distrutto per così poco non mi fa dormire la notte. Partiamo perciò all'alba per recuperare chilometri preziosi. Fa freddo e i villaggi appaiono ancora avvolti nel sonno sotto una coperta di bruma che a poco a poco il sole dissolve, anche i cani sembrano appena sveglie e per oggi evitano di rincorrerci inferociti. Mattinata da cartolina tipo Svizzera e la discesa devo dire che c'e l'aspettavamo. Filiamo come missili su un'ottima strada deserta in direzione del lago Savan che qui chiamano mare. Siamo ospiti della madre di un amico armeno che ci raggiunge per cena, i brindisi a nostro favore sono molteplici e al limite del troppo. Impariamo in fretta il trucchetto di non finire mai il bicchiere e bere minuscoli sorsi così è improbabile che ancora alcol venga versato. Ci dilettiamo poi a vedere come questo posto di villeggiatura armeno attragga giovani per il fine settimana che si scatenano con le nostre stesse musiche estive ma con eleganti movenze delle danze classiche di questi posto che fanno di ognuno un provetto Gherrison. La strada per Yerevan ci fa un baffo e prima del buio arriviamo in un'accogliente anonimo ostello pulitissimo e con un bibbia sopra ogni letto. Il nostro soggiorno qui è dettato principalmente dall'esigenza di recuperare denaro liquido per vivere il Iran in quanto nessuna carta di credito funziona e bisogna avere dollari alla mano. In più sto cercando di farmi aiutare da un'agenzia online per preparare i documenti per il visto Uzbeko da ritirare "Inshallha" a Tehran. Grazie al nostro amico Armen veniamo ricevuti dall'ambasciatore Italiano per una piacevolissima chiacchierata sul nostro progetto e per un'intervista per un quotidiano locale e uno il lingua russa. Beviamo perfino caffè di moca e vino nostrano. Nello stesso tempo festeggiamo il compleanno di Simone in pompa magna e la nostra promessa di non toccare più vodka c'e la siamo giocata al primo brindisi. Un'altra mattina che richiede quaranta minuti di doccia gelata e poi via ad assaltare tutte le banche della città per vedere come fare a recuperare tutti quei dollari. Missione non facile per di più interrotta da capogiri etilici troppo frequenti per l'importanza dell'operazione. C'è la necessità di partire l'indomani ma siamo in acqua alta e la tensione è alle stelle, su idea di Simone un intervento provvidenziale di mio padre che, anticipandoci il pagamento di un bonifico da casa, aggira le banche Armene appena chiuse per il fine settimana. Sul computer poi fino le tre del mattino per aspettare la conferma che tutti i nostri documenti per l'Uzbekistan siano in ordine. Partiamo come da copione ma stremati dalla troppa burocrazia e dai tempi stretti. Ci metto non poco a tranquillizzare il mio socio tentando di spiegargli che solo così riusciremo ad arrivare in Pakistan prima dell'inverno. La guerra appena vinta a furia di mail ci ha fatto risparmiare quindici giorni d'attesa per il visto prossimo. Col broncio e solo l'Ipod come compagno entrambi spingiamo seri sui pedali costeggiando il monte Ararat e imboccando lo stretto corridoio tra l'Azerbaijane e il Nagorno Karabat. Incontriamo poi Simon un "personaggio" tedesco appena partito da Yeravan e fresco di viaggio, la sua bici sembra molto più idonea della nostra su queste colline ma quell'orgoglio che abbiamo in comune io e Simone fa volare il nostro tandem in cima ai passi dove ci prendiamo il lusso perfino di aspettarlo. Campeggiamo una notte assieme e ci pensa lui a smorzare le nostre tensioni. L'indomani ci salutiamo ad un bivio e la nostra solitaria salita ricomincia ma stavolta maledettamente contro vento. La bici non ne vuole sapere di andare più dei quattro chilometro all'ora e sta' cominciando a fare buio. Questa salita dovrebbe finire intorno ai 1500m ma a 2000m ancora non vediamo la vetta. Tornante dopo tornante decidiamo di usare la corona piccola davanti, sappiamo che questo farà molto molto male al nostro stanco cambio ma non abbiamo scelta, il vento è fortissimo e sarebbe impossibile piantare la tenda (il rapporto di trasmissione così ottenuto imprime uno sforzo eccessivo ai delicati ingranaggi interni del nostro particolare cambio). Decisione imposta dalla stanchezza e dalla frustrazione ma mai così giusta. Come per magia la bici torna diritta con la prua al vento e rincuorati risaliamo la montagna curva dopo curva. E' buio da un paio d'ore e sulla cima intravedo due imponenti colonne ai lati della strada che indicano il passo, mi par di vedere le due sfingi del film "la storia infinita" che fulminavano con lo sguardo chiunque le oltrepassasse con nel cuore anche solo un briciolo di paura. A noi non succede nulla, buon segno. La gioia è immensa e per la prima volta ci riconosciamo l'un l'altro l'eccellente lavoro fatto per arrivare fino a qua su. Solo nelle difficoltà più grandi si hanno le soddisfazioni più toccanti. Purtroppo il nostro futuristico sistema di marce è stato progettato per una mezzo normale e non per una bici che pesa il doppio e caricata all'inverosimile, la scelta sbagliata di questo importante dettaglio si farà sentire come una spada nel cuore quando saliremo le alte e isolate cime himalayane, al momento ho seri dubbi di rimanere a piedi. Rimettiamo la catena sulla corona più grande per salvaguardare la bici e ci precipitiamo giù in discesa, la sotto da qualche parte un posto per mettere la tenda lo troveremo di sicuro.
 La mattina il vento si rifà vivo con voce grossa ma le dolci colline sono nulla paragonate a quello che abbiamo fatto ieri, per alcuni giorni la storia non cambia fino all'ultimo temuto passo prima del confine Iraniano. Di oltrepassarlo in giornata non ci penso neppure ma la inaspettata determinazione di Simone fa miracoli, arriviamo alla cima che è ancora giorno e ci prepariamo alla ripidissima discesa. Questa mastodontica bicicletta ha una massa tale che per frenarla in discesa i pattini sui cerchioni sviluppano un'attrito talmente forte che il calore prodotto fonde il copertone. Maestri di una lezione già studiata e un copertone già perduto scendiamo maneggiando i freni come attrezzi chirurgici e il freno ausiliario di Simone ,magistralmente adoperato, ci fa arrivare al fondo valle sani e salvi ma con l'impianto seriamente usurato. Per fortuna l'Iran che c'aspetta è solo pianura e prossimamente sostituiremo pastiglie e pattini. E ora verso il "paese canaglia"!
Cambio di rotta verso la Georgia…
24 Agosto 2010
Snervati dalla stressante vana attesa del visto iraniano, nonostante nel
frattempo ci siamo dedicati alla visita delle rovine dell'antica capitale
Armena lungo la via della seta ad Ani e ad un trekking in montagna tra le
valli georgiane a nord della Turchia, dopo circa 10 giorni e dopo forti
confronti tra di noi, decidiamo che è giunta l'ora di muoversi. Prendiamo
informazioni per procedere lungo un'altra strada che baipassa l'Iran
girando a nord attraverso Georgia e Azerbaijan, navigando poi il Mar Caspio
fino al Kazakystan per rientrare quindi sulla nostra rotta in Uzbechistan.
Raccolte un po’ di informazioni e desiderosi di riprendere la marcia,
partiamo da Erzurum in direzione Hopa sul Mar Nero al confine con la
Georgia, valicando passi tra i 600 e i 2000 mt ,attraverso le valli
splendide e ricche d'acqua nel nord della Turchia.
Appena partiti, nonostante il torrido caldo( 30/ 40° ) ormai nostro
compagno di viaggio con il quale conviviamo, aiutati da grandi quantitativi
d'acqua fresca che con facilità si trova nelle numerose fontane lungo la
strada, tenendo conto del particolare periodo del ramadam che ci permette
di reperire cibo solo dopo il tramonto, ma che dà un, a noi sconosciuto
senso di sacralità, che anche se non appartenente alla nostra cultura ci
sentiamo di rispettare come viene rispettata la nostra fatica e il nostro
modo di viaggiare , il morale torna alto e l'entusiasmo, che sembrava
assopito, ritorna più vigoroso di prima:concludiamo che non siamo fatti per
le lunghe attese che ci snervano totalmente.
Veloce, dopo 3 giorni di strada, arriva il confine georgiano e, con qualche
iniziale incertezza creataci dai doganieri dapprima non felici di noi ma
poi sorridenti e disponibili, entriamo in Georgia, nuovamente carichi di
entusiasmo perchè ormai stanchi, dopo 1 mese e più di Turchia e 2200 km
percorsi, senza pensarci troppo salutiamo questo splendido paese che ci ha
dato molto e che ci ha dimostrato un'ospitalità e un’accoglienza
stupefacente da noi un po’ sottovalutata e oscurata dal negativo esito
della richiesta del visto per l'Iran.
Il viaggio continua e noi siamo nuovamente pronti a farci stupire dagli
eventi di questa avventura.
Georgia: veniamo da un paese prevalentemente islamico ed inoltre in pieno
ramadam, quindi, abituati a forti regole di comportamento e costume, a
difficoltà di reperire cibo durante il giorno solare, passata la frontiera
ci troviamo stupiti in un lido balneare georgiano con persone in costume da
bagno, musica con sonorità più familiari a noi e cibo a volontà:
immediatamente il nostro viso si apre ad un sorriso naturale e spontaneo e
la tensione accumulata scompare d’incanto.
Diretti alla nostra meta Tblisi, procediamo decisi a percorrere la strada
più piana e diretta, pertanto ci immettiamo in queste strette statali
caucasiche ricche di traffico e monotone, attenti comunque a cogliere ogni
nuova particolarità di questo nuovo paese a noi sconosciuto e capitato sul
nostro percorso quasi per caso.
Qui ci accompagna ,alternandosi al sole, una leggera pioggia che ci dà
sollievo abbassando leggermente la temperatura; come nostra consuetudine
ormai nelle lunghe e monotone tratte ci facciamo trasportare con più
leggerezza dal nostro già testato “dopping”, la musica.
Da qui le tappe a Poti, Kutaisi, Casciuli che ci coglie di sorpresa con una
splendida montagna e un passo di poco più di 1000mt: tutta questa strada
con paesaggi verdi ,mucche al pascolo che sbucano da ogni dove, nuovi
saluti chiaramente diversi dal maraba turco ormai a noi automatico e nuova
vegetazione che sta ritornando ad appartenere al clima continentale ci
accompagnano in pieno Caucaso e sempre più vicini a Tblisi .
Notiamo però una maggiore diffidenza nel salutarci: c'è curiosità ma meno
manifestata di quella Turca.
Queste persone non più basse e more ma ora più bionde e slanciate,
sembrano meno espansive a differenza dei numerosi randagi che qui ci
costringono a numerosi sprint per evitare un indesiderato confronto
diretto,
.
Tempestati da queste nuove situazioni e viaggiando prevalentemente in
pianura a media di circa 20/ 25kmh, dopo un divertente su e giù di basse
colline e attraverso profumate pinete che ci riportano agli odori di casa a
noi familiari, arriviamo nell'attesa Tblisi che si presenta trafficata ma
molto verde attraversata da un tranquillo fiume e costruita tra le colline.
Qui la gente ci saluta calorosa e incuriosita mentre noi ci addentriamo nel
centro della parte antica della città pavimentata con vecchi ciotoli che
fanno sobbalzare animatamente il nostro tandem risvegliandoci subito dalla
nostra, ormai da ore, lineare e monotona andatura.
Qui sembra che la città ci stesse aspettando: dopo poco ,nonostante che in
questo tratto di viaggio non fossimo muniti di mappa dettagliata, come per
regalo ci si presenta di fronte un ufficio informazioni, il quale ci
indirizza verso il più economico ostello “ Tblisi hostel” aperto da poco da
giovani ragazzi ; in velocità vi ci dirigiamo e finalmente arriviamo, lungo
una disastrata stradina, alla nostra nuova temporanea casa.
Questo affollato e ricco di interessanti viaggiatori ostello, ci dà modo di
capire che per molti dell'Europa dell'Est, della Russia e non solo, la
Georgia è una meta famosa per trekking e montagne con cime fino a 5000m,
novità per noi che non avevamo calcolato un passaggio in Georgia; abbiamo
modo anche di incontrare altri viaggiatori in bici che vengono e vanno
sulla nostra stessa strada, scambiando così preziose e rassicuranti
informazioni.
Il tipo di persone che frequenta questo posto è diverso dai normali
turisti che avevamo trovato in altri ostelli: sono quasi tutti viaggiatori
con precisi itinerari ,giovani e vecchi tutti assieme e ricchi di
entusiasmi che ci rinvigoriscono.
Arriva poi una fantastica notizia, ci danno il visto per l'Iran che avevamo
abbondonato come idea con dispiacere e che ci avrebbe richiesto 2 visti in
più dei quali non avevamo notizie certe.
La mente riparte nei progetti e, dopo un’ accurata ricerca, si decide di
attraversare l'Armenia :altro stato novità e poi si entrerà in Iran
rituffandoci nel mondo dell'Islam in pieno ramadam ma con un bagaglio di
un sacco di sorprendenti e positivi racconti di altri viaggiatori: vogliamo
anche noi toccare con mano questa famosa ospitalità
Iraniana.
Qualche giorno ancora per ultimare i documenti di visto e recuperare
mappe; è necessaria una revisione alla bici che comincia ad essere vissuta
e ad usurarsi, una buon prolungato riposo, tante risate in buona compagnia
e poi si va verso un nuovo capitolo del nostro viaggio.
Siamo a quota 4800 km ormai fatti!

Su e giù a caso
30 Luglio 2010
Quando si viaggia senza meta apparente ne direzione sono gli incontri che ti dirottano verso luoghi che nemmeno la tua mente immagina, solo così il futuro che t'aspetta è inimmaginabile. Ci dirigiamo verso Ankara senza le idee tanto chiare; le strade sono piatte e il traffico purtroppo non è una rarità. Facciamo sosta sotto ad un tendone per bere del cay e un turco elegante e spigliato in un ottimo inglese si interessa del nostro strano mezzo. Senza mezzi termini ci invita a prendere subito verso il sud senza badare alle grandi città monotone del centro Anatolia. Ci fa vedere alcune strade sulla mappa e a noi ci piace, ci ricorda un amico comune e il gioco è fatto, va bene al prossimo incrocio giriamo a sinistra allora. Riempiamo le borracce e tentiamo invano di pagare il conto. Dirigiamo quindi verso anonimi villaggi mai sfiorati da turista e d'incanto siamo gli unici abitanti della strada. La bussola punta esattamente verso sud e dirigiamo verso Goreme al centro della Cappadocia. Speravo in saliscendi più docili ma siamo motivati, gli incontri sulla strada iniziano e finiscono sempre con sorrisi e gesti di stima per quello chetiamo facendo. Ovviamente l'inglese è più raro dell'ombra in queste zone ma non incontriamo grossi problemi, i turchi si fanno in quattro per aiutarci. Molte volte telefonano per vedere dove possiamo trovare una sistemazione per la notte o ci offrono rimesse degli attrezzi. Questa mattina però la dea dell'attrito volgente che prego ogni notte prima di addormentarmi è furente, non basta una salita mozzafiato, un'infinita lingua di catrame fresco attende la ghiaia che si trasformerà in asfalto. Colla, è semplicemente colla. Sputiamo l'anima ad ogni pedalata ma anche con la discesa la faccenda non cambia, si deve spingere…nella mia vita di viaggiatore il catrame ancora caldo mi mancava. Sembra non finire mai. La ghiaia poi c'incasina ancora di più e la bici s'impianta. Solo la disperazione ci muove. Tentiamo una deviazione su per una salita che guardandola sai già che deve scender e spingere, non c'è sulla mappa ma l'incostanza ci guida. Mai cosa è stata più giusta, in cima c'è una fontana…l'hanno messa per noi si direbbe. Il paesaggio si apre su infinite distese di grano e la strada bianchissima la posso intravedere fino all'orizzonte…non c'è più salita. Alla notizia Simone spinge come un treno e come per incanto ci ricongiungiamo con la dannata strada incatramata ma un lembo lasciato intonso ci lascia proseguire senza problemi. Ora siamo scesi dalle montagne e la pianura tanto desiderata in due giorni ritorna ad essere una noia mortale. Siamo obbligati a tappe lunghissime per trovare posti dove dormire, il mio compagno ha bisogno di un po' di tempo per abituarsi a dormire dove capita ed effettivamente qui il sole sorge alle 5 e dopo un quarto d'ora già brucia. Pedalare di notte è cosa molto stupida ma i nervi sono apposto e non corriamo rischi più di tanto. All'arrivo in queste sperdute cittadine destiamo parecchio stupore e abbiamo sempre sconti e le camere migliori. Una mattina c'appare sulla nostra destra un immenso lago di sale, obbligatoria tappa ma andarci dentro tenendo d'occhio la bici non è facile, optiamo per un turno di guardia. Ci sommergono flotte di turisti Italiani che scendono di corsa da lussuosissimo pullman, non ci degnano di uno sguardo, siamo invisibili. Particolare che a me non dispiace ma che a Simone lascia un po' sgomento. L'indomani siamo a Goreme, un paesino costruito dentro le grotte scavate nei secoli dai monaci bizantini e da popolazioni greche succedutegli. La meta turistica in primis di queste terre e per noi un luogo ideale per riposarci dopo più di una settimana di pedalata non stop. Spavaldi l'indomani si prende la bici per visitarne i dintorni ma conveniamo in perfetta sintonia che è una cazzata, noleggiamo una motoretta e perlustriamo l'intera zona con tappe di più di duecento chilometri al giorno. Di viaggiatori come ad Istanbul neanche l'ombra ma sono molto interessanti le amicizie che facciamo. Dopo un po' di giorni anche le più belle chiese affrescate o i paesaggi mozzafiato stancano e diamo l'addio alla cappadocia ammirando il tramonto dal punto più alto della valle. Non siamo soli su questo immenso masso di tufo denso di cunicoli e terrazze. Sulla cima il suono di un clarinetto accompagnato da due chitarre crea la colonna sonora perfetta per vedere il sole scomparire, mi devo ricredere, non sempre i turisti sono inutili. Simone si isola su di un masso mentre io armeggio con la macchina fotografica, non so' cosa riesce a vedere ne a cosa sta' pensando, immagino che questa melodia gli faccia bene. Al ritorno ho la prova che non mi sbagliavo e mi dice che finalmente sta' entrando a pieno in questa avventura, ha parlato al vento la su e ha avuto una risposta. Ora dirigiamo verso est convinti di procedere dormendo in tenda sia per assaporare al meglio questa terra sia per risparmiare ma soprattutto per cominciare a fare i viaggiatori seri. Impossibile, veniamo invitti prima a cena e poi in un convitto di studenti dove rifacciamo un'altra cena e parliamo liberamente dei nostri sogni. Gli stessi, assolutamente gli stessi. I ragazzi quì hanno le nostre medesime idee sul mondo e la tenerezza con cui facciamo conversazione è toccante. Ci ringraziano di essere capitai sulla loro strada e di avergli dato speranza. Rimaniamo senza parole. Solo un'ombra su tutto, maledetti Kurdi. A pochi chilometri da Malatya foriamo per la prima volta e come un macigno mi travolge l'angoscia di aver trascurato terribilmente la nostra bici. Che deficiente, ma come ho potuto commettere un errore simile, io che rinunciavo al gasolio per cucinare pur di pulire il cambio della mia vecchia bici in Tibet. La risposta è lampante quanto la mia stupidità…non c'è ancora il feeling giusto tra la mia mente e ciò che sto facendo…mi sembra quasi un lavoro più che il mio sogno, è triste ma sto prendendo coscienza che non ho tutti i ricettori attivi ne la concentrazione per cogliere quello che mi circonda, sono in una bolla trasparente fuori dal conteso in cui sono ora. L'immensa responsabilità nei confronti di Simone, gli sponsor, l'eco mediatico, ecc ecc, sono tutti elementi che non avevano mai fatto parte dei miei viaggi e non riesco ad assimilarli. Fino ad oggi ho pedalato sempre guardandomi avanti cercando di scorgere l'orizzonte a più non posso. Ora invece mi guardo indietro, sto attento a come comportarmi con Simone e con tutti quelli a cui devo gratitudine, non riesco ad assaporare quello che mi accade. Mi piacevo indubbiamente di più tante tempo fa. Il mio primo pensiero era quello di riempirmi i polmoni d'aria pura ogni mattina appena messo il naso fuori dalla tenda, ora il mio primo pensiero è se sto facendo la cosa giusta. Non sono pronto per una convivenza con un disabile in questo contesto e ho nostalgia della mia libertà, quando sono molto stanco sapere che sto facendo un'immensa fatica in più del solito mi fa quasi impazzire e sapere che non ho una spalla su cui poggiare nei momenti di sconforto è terribile. Desidero un rimedio e rifletto ai limiti della meditazione e il primo passo lo faccio nell'amare questo tandem come tutti i mie fedeli cavalli meccanici precedenti. Lo puliamo fino all'ossessione e togliamo tutto il catrame dai freni e dai parafanghi, mi accorgo che il pneumatico posteriore ha subito un'usura sorprendente a causa di detriti appuntiti inglobati del catrame, nei prossimi giorni lo invertirò con quello davanti. Sostituisco i freni mentre Simone ingrassa le selle, perfino il mozzo dietro è piegato, il troppo carico lo ha quasi spezzato e sapermi così vicino ad una rottura tanto grave mi da la nausea. Ora la bici è pulita e si sente un po' più amata, sembra avere il motore, piccolo, non potente, facciamo meno fatica, sembra ci sia meno attrito, la mia dea sta' cominciando ad avere un'occhio di riguardo per me.
Pensieri di Simone...
25 Luglio 2010
Sono in viaggio da un mese e mezzo, giorno dopo giorno mi allontano da cio che ho sempre chiamato casa e mi abituo sempre piu al fatto che la mia casa sia il mondo. Per me questo viaggio non è assolutamente semplice, cambiare continuamente ambienti e situazioni con il mio forte deficit visivo mi porta ad un dispendio di energie mentali molto grande che sommato allo sforzo fisico viene a malapena compensato dal forte entusiasmo di andare verso nuovi luoghi e nuove esperienze, questo mi porta ad avere tempi di recupero piu lunghi rispetto al mio compagno, anche se sentto che il mio corpo e la mia mente si stanno adattando velocemente a questo nuovo ritmo. Per me a differenza di chi puo viaggiare guardandosi attorno non basta un colpo d'occhio ad un nuovo paesaggio o un sorriso di un passante a rinfrescarmi come una fresca borraccia, sono quindi portato a mantenere una forte motivazione e concentrazione, al fine di cio sto trovando nuovamente come fidata aiutante la musica che con il suo veicolare emozioni mi preleva dallo sforzo e mi porta via con se lasciando le gambe girare leggere come prive di resistenza anche nei punti piu duri. Quando invece non sono in bici e non è lo sforzo fisico a stancarmi sono i miei sensi in costante allerta stimolati da nuovi suoni odori e sensazioni tattili a chiedermi molta energia ma anche li l'allenamento cresce strada facendo, devo dunque dire che finora il viaggio è stato duro perche tutto cio mi ha richiesto un grande sforzo, cosa che avevo calcolato ma forse un po sottovalutato. Il mio compagno anche lui in difficoltà visto che si trova non più a viaggiare da solo ma con un'altra persona con problematiche non comuni, cerca di compensare i miei sforzi con la risultante che anche lui talvolta viene a trovarsi in riserva. Per questi sforzi non esiste un'allenamento preventivo possibile, quindi con confronti, fatiche e determinazione stiamo migliorando giorno per giorno il nostro affiatamento necessario per un tandem del genere. A mio parere i risultati non tardano ad arrivare e mi danno molta energia. Le persone che ho incontrato mi hanno accolto con stupore, grande rispetto e affetto questo a riportato i miei serbatoi energetici a regime anche le persone che mi scrivono e mi sono vicine sono state fondamentali per superare i momenti piu duri, ora che siamo in turchia e che abbiamo valicato le porte d'oriente comincio a prendere le misure con questo modo a me nuovo di viaggiare, comincia veranente questo viaggio. E ne sono certo sara per me un'esperienza unica e grande. Fin dai primi giorni mi sono reso conto che fisicamente per me non era affatto semplice il mio corpo allenato si, ma non per un peso cosi grande (tandem carico) gia alle prime tappe è stato messo alla prova, fortunatamente posso contare sul mio compagno il quale ha gia testato il suo corpo in grandi sforzi e ha dei tempi di recupero decisamente piu celeri dei miei. Il nostro ritmo di viaggio è di circa 100 1500km al giorno con qualche pausa ogni 4 5 giorni, io vedo che mi adatto velocemente a questi ritmi anche il fatto di rimanere per la maggior parte del tempo esposto alla forte luce del sole se pur con l'uso di particolari filtri solari mi ha richiesto un adattamento. Il mio fisico è stato messo a dura prova e vedo che regge bene ci vuole comunque una grande forza mentale per sopportare cio con i mio handicap. La presenza del mio esperto compagno è fondamentale in molte situazioni. L'attraversare i Balcani è stato una sorta di rodaggio sia fisicamente che relazionale con il mio compagno, entrando in Turchia i ritmi sono decisamente cambiati, io finalmente ho spostato l'attenzione che avevo nell'ascoltarmi e nel capire come mi sentivo, sul viaggio sul proiettarsi versodovenonso che è una frase di Dino che ora comincio a capire e a sentire veramente, quella sorta di attrazione verso tutto cio che non conosci e che raggiunto in bici ti porta in una forma di ascolto totale. Davanti a questo la fatica e lo sforzo sono una gioia. Qualsiasi sia il prezzo per l'esperienza vale la pena di affrontarlo, penso che questo sia vivere. Ora abbiamo quasi attraversato la Turchia e iniziamo a sognare e fantasticare sull'Iran
Tra Europa e Asia
10 Luglio 2010
La bici che ci viene incontro è bassa, va veloce e chi guida ha i casco…non credo sia bulgaro. E' Fabio, si è sposato qui a Plovdiv e ha messo su una spettacolare famiglia. Ci accompagna a casa sua dove è stato mandato il nostro tanto desiderato cambio nuovo. I suoi genitori, appena ripartiti, hanno lasciato il frigo pieno di "soppressa" e "grana", commovente!…ci abbuffiamo e facciamo mattina raccontandoci le nostre vite. L'indomani pulisco il terrazzo, preparo tutti gli attrezzi come fossero strumenti chirurgici. Lucido la bici e studio la ruota nuova. Grondo sudore e capisco poco, comincio a smontare. Mi saltano in mano le sfere dei cuscinetti e questa non è una buona cosa e comunque riesco a seguire alla lettera le istruzioni mandatemi. Con la tensione di un intervento a cuore aperto richiudo il tutto e ingrasso per bene, ora vedo se il paziente riprende conoscenza. La ruota gira e le marce ingranano tutte. E vai! ora si può arrivare davvero fino in India. Qui in Bulgaria i girasoli non guardano il sole, è un paese dal basso profilo e non ci trasmette l'energia di cui abbiamo tanto bisogno per continuare il nostro viaggio. Pedaliamo attratti dall'oriente e in due giorni varchiamo il confine Turco, ad Edirne troviamo un alberghetto tutto scassato, ci frangano palesemente sul prezzo, per la strada ci fanno pagare il kebab il doppio…tutti gesti odiosi ma che mi fanno tornare in bocca il tanto desiderato gusto del viaggio. Le moschee, le donne col velo, l'Islam…ora tutto è ancora più nuovo per noi, ora tutto è davvero interessante. L'Europa da cui veniamo è a trenta chilometri da qui ma ci sembra lontanissima. Eccitati facciamo rotta per Istanbul. L'adrenalina per l'arrivo in questa leggendaria città fa miscela con la tensione per il più caotico traffico mai visto. Condurre questi quattro metri di bici a dieci centimetri dal guardrail e a cinque dagli immensi fianchi di camion mette davvero a dura prova il mio sangue freddo che al momento bolle. Sfiancato ripiego su una strada a caso per tenerci stretta la vita. Sempre a caso seguendo il mare arriviamo al cospetto della Moschea Blu. Un mese di dura fatica mai nemmeno immaginata per giungere nella città che destava il mio interesse solo quando la sentivo nominare nelle canzoni e nei racconti di viaggiatori un bel po più vecchi di me, ora servitami su di un piatto d'argento pronta per essere esplorata il più non posso. Sempre lasciando decidere alle fatalità capitiamo in una guesthouse non comune. Sarà perché forse è la più economica di tutta la città ma i viaggiatori di mezzo mondo sembrano aversi dato appuntamento qui e io non potevo mancare. Gente che arriva da ogni dove, gente che è in giro da anni o che per anni ancora lo sarà, gente con storie assurde ma che le credi vere solo perché ti è quasi successa la stessa cosa, gente che è stata tra le giungle e tra i deserti, gente che ti dice dove è meglio andare e gente che andrà dove gli hai detto tu, gente che è riuscita a varcare i confini di paesi proibiti, gente che ha lasciato la loro casa per ritornarci migliore…semplicemente gente come me. Energia! Quest'ultima si è impossessata di Simone che comincia a rodare con l'inglese e quello che ci mancava compare come d'incanto. L'incontro con quello che è il mio mondo gli ha fatto forse intendere che, anche se fin qui è stata davvero dura, ne è valso la pena. Girovaghiamo per la città con amici vari e le notti le viviamo fino all'alba. Questa attrazione fatale per quest'ostello ci fa quasi dimenticare lo scopo del nostro viaggio ma il mattino della partenza il dolore al sedere che compare fin dal primo chilometro c'e lo ricorda immediatamente. Ora rotta verso la Cappadocia, ora rotta verso dove non so.
Direzione Sofia
30 Giugno 2010
Siamo partiti da Belgrado ancora confusi dai postumi dell'incredibile ospitalità serba, le pietanze offerteci la sera della partenza ci pesano sullo stomaco come macigni ma l'entusiasmo per le persone conosciute ci spinge come vento in poppa. Scendiamo il fiume Morava cercando la pianura il più possibile, dolci colline e immense campagne ci accompagnano quasi fino alla noia ma la pioggia arriva e spazza via la monotonia. Tappe forzate di 150km per arrivare in fratta in Bulgaria per sostituire il cambio danneggiato dal troppo carico. Con il nuovo assetto alleggerito la bici è estremamente più maneggevole e sicura, uno specchietto retrovisore montato al volo ci rende l'andare più facile tra queste strade a volte trafficate. Da Jagodina prendiamo per le aperte campagne  e lasciamo la piana superstrada, ancora più sali e scendi e dal celo acqua ininterrottamente. Ci perdiamo non poche volte ma anche senza chiedere qualcuno si avvicina e a gesti ci fornisce tutte le indicazioni per tornare sulla giusta strada, ancora l'ospitalità di questo popolo ci stupisce. Da Nis partiamo sempre sotto un diluvio incessante e ci portiamo al confine Bulgaro seguendo la veloce ma trafficata superstrada. La pioggia ti mette addosso quella strana atmosfera un pò malinconica che riporta a galla quei pensieri romantici mai conclusi, molte ore del nostro pedalare sono state dedicate a questi. A Dimitrograd ci rattristiamo coi serbi per la partita persa e l'indomani varchiamo l'ennesimo confine, siamo in Bulgaria. La strada sembra fatta per la bici, falsopiani susseguiti da discese lunghissime, tutt'attorno prati e pinete mentre all'orizzonte suggestive colline rocciose. Il Tandem fila veloce come il vento e non ci curiamo nemmeno dei randagi che tentano di inseguirci. In breve tempo arriviamo a Sofia dove è più dura tenere a bada i bambini zingari che tentano di rubarci la bandiera del carrello. Domani visiteremo la città e poi partiremo per Plovdiv dove c'è già il cambio nuovo che ci aspetta, speriamo di essere in grado di montarlo, ma ora che ci penso non abbiamo alternative. Le forze sono a regime e le gambe vanno sempre di più.
Verso Belgrado
19 Giugno 2010
Spaccati i primi mille chilometri, sapere che ne abbiamo ancora quattordici volte tanti non ci spaventa per nulla, anzi ci eccita. Fin qui non è stata una passeggiata, sia per il caldo sia per la messa in fase perfetta delle nostre due strane menti. Però alla fine le decisioni importanti nascono spontanee e i problemi si appiattiscono, la strada invece a volte no e spingere il nostro pachidermico tandem fino in cima le colline toglie davvero fiato. Fin dalle prime pedalate il cambio si è messo a funzionare male, è decisamente compromesso e quasi pedaliamo in punta dei piedi per non sentire il tonfo finale che lo seppellirà. La decisione è presa, va cambiato al più presto. Siamo consapevoli che vista la tecnologia e la rarità di questo attrezzo non possiamo chiedere assistenza alla prossima città che incontreremo, abbiamo bisogno di un'intervento dalla casa madre che ci sostituisca questa scatola magica indecifrabile. Fin dai miei primi giri per il mondo è legge muoversi con le cose più banali e facilmente recuperabili in ogni dove, invecie ci siamo fidati della garanzia assoluta…ma per ogni oste il suo vino è sempre il migliore di tutti. Comunque nei prossimi giorni qualcosa ci inventeremo e speriamo che stavolta l'oste ci mandi il vino dell'annata nuova fin qui nei Balcani…se no berremo birra. Un problema così grosso metterebbe fuori combattimento parecchi viaggiatori, primo perché difficile da risolvere e secondo perché successo appena fuori casa. Nel nostro caso invece ci sta' rinforzando ed è quasi una manna dal cielo che ci sta' dando il tempo di riflettere su di noi. L'errore di valutazione fatto alla partenza mi costa dubbi e delusioni, questo viaggio è decisamente troppo diverso dai miei precedenti, non riesco ad assaporare il mondo come sempre, non sento la libertà scorrere sotto le ruote, ogni decisone da prendere la valuto mille e più volte, prima l'istinto faceva da se ora la responsabilità per l'incolumità di Simone quasi mi angoscia. L'indiscutibile sicurezza che avevo conosciuto in lui quando preparavamo il viaggio l'ho vista svanire metro dopo metro e la sua inesperienza di viaggio non mi aiuta per nulla.. questa vita non gli viene spontanea e sta' combattendo mille sue battagli interne dovute alla disabilità che io nemmeno oso immaginare…Come ho potuto non fare queste considerazioni? in più non lo aiutano di certo i mie stati d'animo ombrosi e irritati dovuti al 100% delle responsabilità sulle spalle e al mio istinti di viaggiatore soffocato. La cosa così non può andare…ha bisogno della mia energia per poter cominciare a vedere, ha bisogno della mia esperienza per sentirsi sicuro, ha bisogno del mio maccheronico inglese per conoscere e fare esperienze. Con queste conclusioni non si gira alla prossima boa per tornare a casa e dire "ci eravamo sbagliati è troppo difficile", No! Ora le carte le abbiamo scoperte e mettendo da parte i nostri titanici orgogli la rotta è una nuova, sempre verso Est ma con l'equipaggio consapevole di paure e bisogni uno dell'altro. Non sarà più il viaggio di Dino e Simone che vanno in India…ma di Dino che porta Simone in India…e sarà bellissimo! Non siamo veggenti ma qualcosa ci dice che in qualche modo sarà sempre in meglio. Fra qualche giorno si pareranno dinanzi a noi le prime vere salite, con esse qualche leggera brezza che spazzerà via questa afa dannata. Se le cose vanno come le abbiamo indirizzate noi il cambio nuovo dovrebbe aspettarci in Bulgaria a casa di un amico che ci ha contattato, poi vedremo se magari fare un tuffo nel mare della Grecia o proseguire semplicemente verso la Turchia.
Lungo il fiume Sava (Croazia ovest)
12 Giugno 2010
Viaggiare per conoscere, per vedere luoghi che non immagino…viaggiare per essere migliore. Con questo propositi molti anni fa ho inforcato gli spallacci di uno zaino e mi sono diretto verso quel luogo ignoto che più mi ispirava. Da allora molte evoluzioni, molti luoghi vissuti e migliaia di vite incrociate.

Tutte mi hanno lasciato un frammento di loro e viceversa, sono convinto che noi diveniamo la somma delle persone che incontriamo sul nostro cammino, per brevi attimi o per intensi amori formiamo giorno per giorno il nostro corredo vitale attingendo da esperienze altrui e da combinazioni delle nostre con le loro…non v'è progresso senza confronto.

Forse è per questa ragione che lascio la mia fedele e rassicurante solitudine per condividere ogni instante di questo nuovo viaggio con l'amico Simone. Abbandonare la presunta infallibilità della mia mente per accettare confronti su qualunque banale scelta non è nella mia natura, anzi…la mia sopravvivenza fino ad ora la devo all'istinto innato di trovare soluzioni immediate a problemi improvvisi senza badare se la migliore ma solo alla volontà di attuarla.

Ma questo lo so già fare e non basta per essere migliore. Convinco me stesso ogni giorno che la straordinarietà delle emozioni decuplica se le si condividono, se senti in più di uno percepisci la realtà, se discuti su di essa la capisci; altrimenti tutto prende la forma del compiacimento di un pittore per il suo quadro e non si proveranno mai nuove combinazioni di colori e nuove tendenze impressioniste.

Oggi voglio mischiare terra di Siena con rosso carminio e dipingere quello che accade intorno a me, voglio mettere in discussione il mio classico metodo di affrontare ogni evenienza e addolcirlo con sfumature d'azzurro e grigio, voglio imparare ad ascoltare non solo quello che mi affascina ma anche quello che considero inopportuno.

Senza dubbio viaggio con la persona più adatta per insegnarmi questo e molto altro. Purtroppo la partenza non è delle più spensierate. La bici e pesantissima e il cambio sembra stia per abbandonarci, in più le nostre energie devono trovare in fretta un equilibrio altrimenti i problemi che già abbiamo si sommeranno con quelli che ci aspetteranno.

Soluzioni a mia avviso ce ne sono e le domino, ma stavolta non sono solo e le menti differenti elaborano inevitabilmente piani differenti. Solo grazie a infelici discussioni è comune l'idea di spedire avanti l'equipaggiamento invernale per poi ritrovarlo più in la, si pensa così di alleggerire il carico e lasciare respirare il cambio.

Se la cosa non bastasse dovremo sostituirlo con qualcosa di meno sofisticato ma solido, tale operazione è di una complicanza non comune e il risultato finale spaventa. Come se non bastasse imparare a gestire il sito internet da qui non è cosa banale.

Ad ogni problema esiste una soluzione ma dobbiamo riportare al massimo la nostra forma mentale e legare in fase non solo la pedalata ma le energie. L'umore deve inevitabilmente essere eccellente e sinceramente fino ad ora ci siamo messi alla prova anche fin troppo per vedere se tutto questo sarà possibile.

Non ho dubbi che fra qualche migliaio di chilometro saremo un solo motore e una sola mente ma per ora è tutto troppo nuovo e come per la migliore macchina messa assieme dall'uomo ci vuole rodaggio. Vedo con fiducia i prossimi chilometri e comincio a sentire già l'odore del prossimo mare che vedremo assieme.

Ora pedaliamo sotto questo sole amico ma che non ci aveva avvertito della sua potenza improvvisa, abbiamo viveri e non temiamo la sete, già diversi chili li abbiamo dati in pegno alla dea dell'avventura…e sappiamo che ci vuole bene e ce li renderà al prossimo inverno. Non v'è lamento ne ritrattazione ma entusiasmo e aspettativa…noi andiamo avanti…
 News
Il sito verra aggiornato prossimamente con il materiale riguardante l'ultima parte del viaggio, potrete trovare Simone di persona alla fiera dei cicli e motocicli di Verona presso lo stand ENERGIA E SORRISI il 21, 22,23 gennaio 2011

Dino di nuovo in viaggio seguitelo sul suo nuovo sito www.dinolanzaretti.it
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